SABATO 23 MAGGIO 2020

SANTUARIO MADONNA DELLE GRAZIE (XV sec.)

CITTA’ DI CASTELLO (PG)

 

“Maria Mater Gratiae Tiferni suscipe curam”

Invocazione alla Madonna delle Grazie

IL  TERRITORIO

 

Sul versante nord occidentale dell’Umbria, al confine con la Toscana, si estende una terra fertile e generosa. E’ l’alta Valle del Tevere (o Val Tiberina) che prende il nome dal primo tratto che il fiume Tevere entrando nella regione compie dalle sue sorgenti sul Monte Fumaiolo fino al borgo di Montecastelli nel comune di Umbertide. Il fondovalle ricco di acqua, una fascia collinare soleggiata e alcune coperture boschive hanno favorito nel tempo un’ agricoltura di qualità elevata. Come tutte le zone di confine la vita della valle fu molto movimentata, in modo particolare per Città di Castello che, fondata dagli Umbri, divenne municipio romano con il nome di Tifernum Tiberinum; nel VI sec. d.C. venne distrutta dai Goti per essere poi ricostruita, fortificata e ribattezzata con il nome di Castrum Felicitatis prima e Castrum Castelli poi. Tra Medioevo e Rinascimento, Arezzo, Perugia e il Montefeltro tentarono ripetutamente di conquistare tutta l’area e Città di Castello lottò con forza per guadagnare la propria autonomia. Per questa valle transitarono molti santi e San Francesco di Assisi nel 1213 e nel 1224  sostò in un romitorio della zona che venne chiamato, grazie alla sua testimonianza, Eremo del Buon Riposo. In epoca rinascimentale lavorarono in città Raffaello e Luca Signorelli lasciando opere d’arte straordinarie. In tempi più recenti  si sviluppò la lavorazione di tessuti di pregio, l’arte della tipografia e altre forme di artigianato. Nel Novecento la nascita del Festival delle Nazioni e l’attività artistica di Alberto Burri, grande personaggio nel panorama dell’arte contemporanea, hanno confermato la città come centro culturale di livello internazionale. I Tifernati hanno sempre vissuto , tra le alterne vicende della storia, affidandosi con determinazione  alle loro capacità ma soprattutto al cuore della  Madre. A pochi chilometri da Città di Castello,  si ergono due grandi Santuari: la Madonna del Belvedere e la Madonna del Transito di Canoscio ma  è all’interno del tessuto urbano, nell’antico quartiere di San Giacomo, che un piccolo santuario sorprende e conquista. E’ la Madonna delle Grazie presso la quale i Tifernati  accorrono ogni volta che la città viene a trovarsi in una situazione di grave pericolo. Una storia d’amore plurisecolare  quella tra il popolo e la sua Regina che ha sempre visto la Chiesa e il Comune viverne, fianco a fianco, il culto e la devozione. La sacra immagine fu concepita con un significato di protezione sulla  città  e nell’ottobre  del 1783  la Madonna delle Grazie fu proclamata patrona di Città di Castello.

                  

 LA STORIA

A partire dal  1306, nel quartiere di San Giacomo, i frati Serviti (Servi di Maria) fecero edificare una  chiesa e nel 1456  commissionarono a Giovanni da Piamonte, collaboratore di Piero della Francesca, la pittura di una tavola raffigurante la Madonna in trono con il Bambino, San Florido, fr. Filippo Benizzi  e due angeli. Nell’immagine la Vergine Maria è rappresentata nell’atto di indicare al Figlio Città di Castello affinché sia benedetta. La tradizione più antica sulla storia della sacra immagine risale al XVI secolo ed è raccontata negli “Annales” di padre Giano, annalista dei Servi di Maria. Si documenta che doveva essere esposta all’esterno della chiesa  per la devozione dei fedeli ma al momento di pagare il lavoro i Serviti si trovarono sprovvisti dell’intera somma pattuita. Intervennero i Domenicani che pagarono l’intera somma ma portarono l’opera nella chiesa di S. Domenico. Il mattino seguente la tavola venne ritrovata nella cappellina preparata lungo la strada. I Domenicani la riportarono nella loro chiesa e il giorno dopo la sacra immagine era nuovamente lungo la via, come ad indicare il luogo dove voleva stare… vicino al popolo. Nel corso del tempo la struttura architettonica subì alcune trasformazioni fino a raggiungere l’aspetto attuale. Nel 1514 si costituì una confraternita per le necessità del santuario, si consolidò l’usanza di tenere l’immagine coperta. Il pannello si apriva utilizzando contemporaneamente tre chiavi custodite rispettivamente dal priore della confraternita, dal priore del convento e dal Comune. Ogni volta che si rendeva necessario raccogliersi in preghiera per invocare l’aiuto divino la sacra immagine veniva scoperta. Il primo caso documentato è del 1514 quando la Madonna delle Grazie venne portata in processione per chiedere la fine di una epidemia scoppiata l’anno prima. Seguì la peste del 1630; una serie di terremoti che scossero l’intera valle dal dicembre del 1730 al  gennaio del 1731; nella prima metà dell’800 per chiedere la cessazione di carestie e la fine dell’epidemia di colera;  durante gli eventi bellici del XX secolo migliaia di fedeli, in forma privata e pubblica, affollarono il santuario per invocare l’avvento della pace. Contemporaneamente a tutti questi eventi iniziarono, verso il piccolo santuario, numerosi  pellegrinaggi provenienti dai paesi limitrofi, dalla Toscana e dalle Marche. Molti furono i prodigi associati alla protezione di Maria per la città e per i singoli fedeli e ancora oggi nel santuario si ripete con fede l’invocazione: Maria Mater Gratiae Tiferni suscipe curam. La sacra immagine viene scoperta il 26 agosto e i tre giorni precedenti, il giorno 26 di ogni mese, il 1 gennaio, il 2 febbraio e l’8 dicembre .  Il particolare che cattura l’attenzione in questa opera d’arte è lo sguardo tra il Figlio e la Madre. Il movimento parte dal Bambino che le passa il braccio intorno al collo, la stringe a sé e la contempla come la Piena di Grazia, qui si esprime la tenerezza del Creatore per la sua creatura alla quale corrisponde la tenerezza della creatura verso il suo Creatore.  La scena emana calore ma lo sguardo di Maria  è rivolto anche sulla città  (indicato in forma simbolica con un fascio di luce che uscendo dalla mano della Vergine inonda Città di Castello) per la quale intercede presso il Figlio. Gli eventi prodigiosi che  si sono palesati nella storia di Città di Castello  fanno fare memoria ai tifernati e a chiunque varchi la soglia di questo santuario che Maria è Madre della Divina Grazia e Aiuto dei cristiani e che il Signore cammina nella storia e costruisce la storia con la vita di ogni persona.

LA FESTA SI CELEBRA: 26 agosto

 

 

LA PREGHIERA TRADIZIONALE DEL SANTUARIO

Madonna delle Grazie Patrona della nostra Città, Madre e rifugio dei peccatori, ci affidiamo, con fiducia piena, alla tua bontà materna. Tu sei la nostra consolazione, la nostra guida nel cammino faticoso della vita. Chiedi al tuo Figlio Gesù la grazia della conversione dei nostri cuori. Fa che sentiamo la tua presenza e la tua protezione ogni giorno della nostra vita e soprattutto al momento della nostra morte. Madonna delle Grazie prega per noi!

ATTO DI AFFIDAMENTO ALLA MADONNA DELLE GRAZIE

(S. E. R. Mons. Domenico Cancian, Vescovo di Città di Castello – 28 marzo 2020)

“Vergine Santissima delle Grazie, raccolti con devozione ai piedi della tua antica immagine in questo momento di grande preoccupazione, rinnoviamo la nostra fiducia in te, madre e mediatrice della grazia divina. Con gratitudine ricordiamo la devozione dei nostri padri che ti hanno invocata in tempo di contagio, di siccità, di inondazione, di terremoto e di guerra. Vergine Santissima delle Grazie, continua a volgere il tuo sguardo d’amore su di noi, sulla nostra città, sulla nostra diocesi e sul mondo intero flagellato dal contagio: accogli le nostre gioie e le nostre speranze, sostienici nelle tristezze e nelle angosce, rendici fedeli alla carità evangelica. In questo tempo nel quale sperimentiamo la fragilità della condizione umana affidiamo alla tua materna intercessione i malati e le loro famiglie, tutti coloro che se ne prendono cura, i pubblici amministratori chiamati a prendere decisioni sagge ed efficaci, quanti sono impegnati nella ricerca scientifica: benedici, Madre della Divina Grazia, l’impegno di tanti uomini e donne di buona volontà, ottieni per tutti i popoli la liberazione dall’epidemia perché in ogni parte della terra si possa tornare sereni alle nostre occupazioni quotidiane rafforzati nell’unità, nella solidarietà e nell’amore e lodare Dio con un cuore rinnovato. Vergine, Madre di Dio e della Chiesa, sii per noi mediatrice di grazie. Amen”.