SABATO 16 MAGGIO 2020

SANTUARIO DELLA MADONNA DI MONGIOVINO (1513)

PANICALE (PG)

“Un’edicola lasciata offuscare da rudi spinti et stirpi et pietre…”

Dal racconto del miracolo di Mongiovino

 

IL  TERRITORIO

Conosciuto come il “mare dell’Umbria”, con i suoi 128 km quadrati di superficie, il Lago Trasimeno è il più esteso ma uno dei meno profondi (6 metri c.a.) dell’Italia centrale. Dal grande specchio d’acqua emergono  tre isole: la Polvese,   la Maggiore e la Minore ognuna con le sue affascinanti peculiarità. L’ Isola Maggiore è la più nota grazie anche alla testimonianza di S. Francesco di Assisi che qui si ritirò per vivere la  Quaresima dell’anno 1211. Il comprensorio del Trasimeno è un’area di grande suggestione  caratterizzata da morbide colline  che si alternano alle zone pianeggianti delle sponde e a piccole vallate collocate nelle aree più interne del territorio.  Sul periplo del lago e nell’immediato entroterra si ergono numerosi borghi e incantevoli santuari intitolati alla Madre di Dio. Tra questi quello della Madonna di Mongiovino rappresenta, per la storia della fondazione e l’originalità architettonica e decorativa, il complesso santuariale più ragguardevole. Lo  spazio sacro si articola e si evolve attorno alla primitiva edicola votiva che fu protagonista di un evento prodigioso di tipo silvo-pastorale verificatosi nei pressi del borgo di Panicale. Difficile risalire ad alcune informazioni sulla costruzione del grande santuario poiché il primo libro della sua amministrazione andò distrutto. Sicuramente era già presente nel 1513 una piccola  chiesa e il santuario prese  gradualmente forma diventando, oltre che un gioiello d’arte, un importante punto di transito del “Cammino della rosa d’oro”. Questo pellegrinaggio che, con benedizione papale, muoveva migliaia di pellegrini tra la fine del 1500 e gli inizi del 1600, conduceva alla Santa Casa di Loreto per portare in dono a Maria una rosa d’oro, opera di alta oreficeria. Si partiva da Roma transitando per la via Flaminia passando poi per: Foligno, Colfiorito, Camerino, Macerata, Recanati; al ritorno si sostava in preghiera presso i luoghi francescani di Assisi, il Santo Anello custodito nella Cattedrale di Perugia, il Sacro Corporale custodito nel Duomo di Orvieto, la Madonna della Quercia di Viterbo. Ormai caduto nell’oblio questo cammino creava un anello di congiunzione tra vari territori e il Santuario di Mongiovino si collocava, nell’itinerario del rientro a Roma, come sosta di preghiera e di ristoro molto amata. Restaurato più volte nel corso del tempo è prezioso scenario di eventi culturali di alto profilo al fine di valorizzare ulteriormente un luogo splendido e di continuare a diffonderne il divino messaggio.

 

(Foto esterno santuario: estratta dal web; foto planimetria: estratta dalla brochure del Santuario                                                           le altre foto scattate da Raffaella V.)

 

LA STORIA

In un giorno imprecisato dei primissimi anni del 1500 una pastorella di nome Andreana portò a pascolare le pecore in prossimità di una fonte ubicata vicino ad un’edicola votiva che nel corso del tempo era stata offuscata da sterpaglie. L’edicola era posta ad un trivio di strade su di un declivio nei pressi del  castello di Mongiovino e custodiva un affresco trecentesco raffigurante la Madonna in trono circondata da angeli e il Bambino in piedi sulle ginocchia della Madre che afferra, con la sua mano destra, il velo che le copre il capo.  Improvvisamente si udì provenire dall’edicola una voce: “Va’, o Andreana, e di’ agli uomini di Mongiovino che mi levino queste macchie attorno e nettino il luogo e vi facciano una piazza”. La giovane si recò subito dal parroco e dal popolo ma non venne dato credito alle sue parole. Passarono alcuni giorni e, mentre si recava a prendere l’acqua alla fonte, Andreana udì nuovamente la voce della Vergine che le diceva di ritornare dagli abitanti di Mongiovino portando sulla testa una brocca piena di acqua con l’apertura rivolta verso il basso; Andreana attraversò il paese con la brocca sul capo e dalla brocca non fuoriuscì alcuna goccia d’acqua. Davanti all’evidenza del miracolo la popolazione si recò all’edicola e l’area  fu ripulita diventando luogo di culto e di devozione. Di lì a poco iniziò la costruzione di una cappella per proteggere l’edicola. Gli operai impegnati nel cantiere si ristoravano con il pane che Andreana andava questuando ogni giorno nei centri abitati del territorio. Accadde però che il 23 aprile del 1513  il sacco del pane si mostrasse quasi vuoto. La giovane non si perse d’animo e cominciò a distribuire il pane che non solo fu sufficiente per tutti ma ne avanzò in abbondanza. Il 4 giugno del 1513 il vescovo di Chiusi concesse agli abitanti del castello il “diritto di patronato” dell’oratorio che si stava costruendo in onore della Maestà miracolosa e l’amministrazione delle offerte che venivano donate da “una moltitudine incredibile ed ammirevole di gente che si reca qui in devoto pellegrinaggio”. Papa Leone X intervenne in favore dei grandiosi prodigi che vi avvenivano e nel 1524 si dette inizio alla costruzione di una chiesa monumentale che inizialmente venne chiamata Madonna di S. Martino  ma dal 1536, nei registri dell’archivio del Santuario, apparirà sempre sotto il titolo di Madonna di Mongiovino.
Ancora oggi in ricordo del miracolo del pane del 23 aprile (giorno dedicato a San Giorgio) del  1513 al santuario vengono distribuite ai fedeli delle piccole pagnotte marchiate con le lettere S.G. (San Giorgio)

LA FESTA SI CELEBRA: 23 aprile

LA PREGHIERA TRADIZIONALE DEL SANTUARIO (si usa recitare come preghiera tradizionale il testo del canto “QUANDO ALL’ ALTAR”  –  CANTO ALLA MADONNA DI MONGIOVINO)

Quando all’altare, o Madre mia, vengo a pregare io guardo te.                                                                                       Conforto al pianto divina aurora sotto il tuo incanto io, sento allori!

Rit. Santa Maria Madre di Dio, l’anima mia conduci al ciel.   

Candidi gigli, o Immacolata, noi tuoi figli sempre sarem!

Rit. Santa Maria Madre di Dio, l’anima mia conduci al ciel.

O Madre nostra il mondo salva che a te si prostra e pace avrà.

Rit. Santa Maria Madre di Dio, l’anima mia conduci al ciel.

UN  POSSIBILE  SPUNTO DI RIFLESSIONE

Quando il miracolo di Mongiovino si verificò, Lorenzo il Magnifico era morto da pochi anni (1492) e il precario equilibrio della pace di Lodi (9 aprile 1454) sulla quale vigilava era stato ormai compromesso dall’armata di Carlo VIII re di Francia . l’Italia aveva perso l’indipendenza politica e si viveva in condizioni di forte precarietà. Il  1513 fu per il territorio del Trasimeno un anno particolarmente penurioso con scarsità di frutti della terra e di lavoro. L’immagine sacra della Madonna di Mongiovino mostra il Bambino che afferra e solleva il velo della Madre. Nell’iconografia mariana la simbologia del velo può rimandare a vari significati: un riferimento alla Passione di Gesù  (il sudario); alla Sua Resurrezione;  il Figlio che pone gli uomini sotto la protezione della Madre e della Chiesa oppure (e potrebbe essere questo il caso) l’unione tra Madre e Figlio nella “rimozione del velo” . Il Bambino solleva il velo per poter essere visto ed è Maria la mediatrice tra il Figlio e gli uomini. Nel miracolo di Mongiovino si ha la presenza di parole e di segni concreti.  La mariofania che qui si è manifestata fa fare memoria ai mongiovinesi e a chiunque varchi la soglia di questo santuario che Maria è Madre della Chiesa e Madre della Divina Provvidenza e che il Signore è sempre presente, cammina con il suo popolo, non lo abbandona e provvede nel momento delle difficoltà materiali e spirituali.