Domenica 26 maggio si è svolta a Cannara la giornata regionale Ofs-Gifra-araldini, un momento prezioso per poter vivere, come fraternità regionale, la dimensione della famiglia francescana. Al centro la volontà di condividere gli aspetti fondamentali del nostro carisma: la preghiera, con le lodi mattutine e la messa finale, la fraternità, di cui si è fatto esperienza con il pranzo condiviso, e la formazione, che ha avuto come tema centrale quello – quantomai attuale ed urgente – dell’impegno del francescano nella società.

Il primo contributo è stato quello di suor Carla Casadei dell’ordine delle Suore Francescane dei Poveri, che ci ha parlato dell’operato concreto svolto a livello mondiale dall’organizzazione non governativa Franciscans International, “la voce francescana alle Nazioni Unite che – dal 1989 ad oggi – protegge i vulnerabili, i dimenticati, gli emarginati e la nostra terra, profondamente ferita”. È stato interessante vedere come è possibile impegnarsi nella società mantenendo i valori e lo stile francescano che ci contraddistingue e ci chiama a spenderci per il Bene della collettività.

In un secondo momento la professoressa Assuntina Morresi, membro del Comitato Nazionale per la Bioetica e presidente del Movimento per la vita di Perugia, ci ha fornito un quadro organico delle complesse problematiche che pervadono la società attuale, per arrivare a tratteggiare una possibile risposta da offrire a questo mondo in quanto cristiani. Quello di oggi è “un mondo nuovo”, dove il concetto di novità sembra essere disgiunto da quello di positività: si tratta di un mondo senza-Dio, nel quale è in atto una vera e propria rivoluzione antropologica, che, attraverso le pericolose conquiste in tema di aborto, fecondazione assistita, matrimoni gay ed eutanasia (solo per fare alcuni esempi), sta drammaticamente cambiando il modo di nascere, di mettere su famiglia e di morire.

Come stare da cristiani in questa società? Le strade percorribili sono due. La prima consiste nella tendenza pessimistica a considerarsi sconfitti e a cercare delle soluzioni di compromesso: il rischio, però, è che si inneschi un processo di continue e sempre più consistenti concessioni, fino ad arrivare a un punto di non ritorno. L’alternativa, certamente più difficile ma più costruttiva, è di assumere un atteggiamento “combattivo”, che si traduca nell’affermare e difendere con tenacia i valori in cui si crede, in ragione della Verità che Gesù ha rivelato. È proprio questa la via che la Morresi ci ha invitato a intraprendere. Ma in che modo? E con quali mezzi?

Un punto di partenza consiste in una buona informazione e nel tenersi costantemente aggiornati sui temi d’attualità, soprattutto di carattere bioetico, che troppo spesso rimangono in sordina (a tal proposito può essere utile consultare online il blog “Strano cristiano” o la rubrica “Notizie dal Mondo Nuovo”, entrambi curati dalla Morresi).

Dopo di che è necessario dimostrare la bontà delle posizioni e dei valori cristiani, sia in via teorica che pragmatica, ciascuno secondo le proprie capacità e a partire dalla propria realtà. Teoria e pratica, dimostrazione ragionevole e testimonianza concreta, San Tommaso d’Aquino e Madre Teresa: sono questi i termini opposti, inseparabili e necessari del nostro essere Chiesa nel mondo. E noi cosa possiamo fare? Chi possiamo essere, San Tommaso o Madre Teresa?