“PER SFIDARE DIO L’UOMO GONFIA IL PROPRIO VUOTO”  (Nicolas Gomez Davila, Bogotà 1913-1994).  Si è tenuta dal 4 agosto al 4 novembre 2012 presso il Museo di Cannara una Esposizione personale di Gino Sabatini Odoardi. Preceduta da un discreto battage pubblicitario e iniziata con tanto di inaugurazione, come si conviene per i grandi eventi, ha subito suscitato perplessità e giudizi non proprio teneri in paese (ma non solo) sia per il suo contenuto, sia per l’utilizzo che è stato fatto del prezioso mosaico nilotico, conservato nel Museo ma sottoposto a calpestìo per averci messo sopra numerose bacinelle o “bagnarole” (l’espressione è di un visitatore, come si vedrà). Non avendo le conoscenze tecniche per esprimere un giudizio sull’arte del signor Sabatini Odoardi, mi limiterò a delle osservazioni di carattere generale su questa iniziativa fortemente voluta dal Comune e sostenuta dalla Regione.

Dal Terz’Ordine al “ III Contrordine”
 Già il titolo del manifesto pubblicitario, “III Contrordine”, suggeriva un’idea del contenuto della Mostra. Il Terzo Ordine di San Francesco diventava il “Contrordine”, un tentativo dell’autore di  contrapporsi con le sue opere a questo movimento religioso di respiro mondiale, ideato e fondato per i laici dal Santo quasi ottocento anni fa proprio a Cannara, e proprio -secondo la tradizione- nella piazzetta più antica del nostro paese, carica di storia francescana, la stessa dove insiste il Museo. Un titolo che, nella mente dell’ideatore, doveva sconquassare l’aria come i botti che esplodono a mezzogiorno a Cannara per la festa del Sacro Cuore o per quella di Sant’Antonio: ma poi, a pensarci bene, il Terz’Ordine e San Francesco che c’azzeccano, direbbe il noto linguista molisano, con la Mostra? : al Santo rimanda solo un saio (sbrindellato: esaltazione della Povertà!) con impresse le prime pagine di giornali…; il resto è più chiaro, è voglia di irridere la religione, è desiderio di “squadernare la realtà, rompere gli equilibri su cui poggia la nostra cultura scardinando [? ndr] le nostre sicurezze” (M. Cavallari).
 Dunque: da una parte un paese, Cannara, con la sua storia francescana e religiosa in senso più ampio, dall’altra una Mostra, con lo scopo dichiarato di sconquassare il cuore della nostra storia, tradizione e civiltà. Sarebbe dovuta bastare questa antinomia ai nostri amministratori per farli riflettere sull’opportunità di destinare il Museo ad una simile iniziativa. Ora, io posso pensare che talvolta la confusione delle idee si impossessi della nostra mente, ma a certi livelli occorre la chiarezza e la coerenza. E dov’è la coerenza nel dire, in svariate occasioni, che Cannara custodisce un patrimonio importantissimo nella storia francescana (nascita del Terz’Ordine, il tugurio di San Francesco, il sito della Predica agli uccelli) che l’amministrazione comunale è impegnata a difendere e valorizzare, e poi favorire una Mostra il cui messaggio conclamato è “mettere in cortocircuito” i nostri valori “con il ridicolo e la favoletta della credenza religiosa con il grottesco”?
A meno che non si sia dello stesso avviso -liberi di esserlo-  che cioè “l’esistenza di formalità religiose è pura cialtroneria”. In questo caso, però, sempre la coerenza dovrebbe sconsigliare la partecipazione a tutte quelle iniziative che formano, invece, proprio gli equilibri su cui poggia la nostra cultura religiosa e cannarese.

Laicismo e libertà di offendere la religione
 Né può valere il discorso che il Comune è laico. E’ vero, il laicismo rivendica la libertà di pensiero, l’autonomia culturale dell’individuo, dunque si può essere agnostici, indifferenti ai grandi temi della filosofia teoretica, indifferenti a Dio, ma questo non dà diritto a offendere, o a permettere di offendere, il sentimento altrui, regola fondamentale della civiltà attuale, che sta diventando sempre più multietnica e multiculturale, dunque tollerante e rispettosa delle sensibilità e delle culture dei popoli.
 Ci sono dei sensazionalismi irresponsabili da parte di chi utilizza spesso per proprio vantaggio personale, anche nel mondo occidentale, queste grandi sensibilità che devono essere rispettate. Ricordiamoci che l’Italia ha un Codice Penale che prevede possibilità di perseguire chi offende la religione, e questo, credo, dovrebbe essere un principio diffuso in tutti i Paesi del mondo. Le religioni sono una cosa fondamentale, importante per la coscienza di molti miliardi di individui, e nessuno deve permettersi di dileggiarle e di scherzare su questi valori. Così si esprimeva l’attuale Ministro italiano per gli Affari Esteri, Giulio Terzi di Sant’Agata, il 19 settembre scorso (TG 1, ore 13,30).

Offese alla religione e reazioni nel mondo islamico
 Erano i giorni in cui l’Occidente entrava in fibrillazione a causa delle infiammate proteste del mondo islamico in Egitto, Tunisia, Sudan, India, Giordania… contro il film Innocence of Islam di Sam Bacile, l’uomo d’affari israelo-americano noto per le sue critiche  alla religione islamica. Migliaia e migliaia di islamici erano scesi in piazza dal nord-Africa al Sud-Est asiatico attaccando le ambasciate statunitensi, tedesche e britanniche, causando vari morti, tra i quali l’ambasciatore americano in Libia. Di fronte alla minaccia di una escaltion della violenza nel mondo, autorevoli uomini di stato e di governo hanno preso le distanze dall’autore del film, addirittura il Ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, in quei giorni si dichiarava pronto a chiedere all’ONU che la blasfemia diventi un crimine a livello internazionale. Per ogni uomo ragionevole, però, le sanguinose rivolte islamiche contro chi, attraverso varie forme di espressione, critica o ironizza su Maometto o sul Corano, sono assolutamente inaccettabili e da condannare. Le reazioni sanguinose sono inaccettabili, appartengono ad un mondo che non è il nostro, ma sono inaccettabili anche le offese alla religione.

I limiti della libertà individuale
 Ci si potrebbe interrogare, a questo punto, se in nome della libertà tutto sia possibile. Già in passato autorevoli personalità della cultura e della politica si sono espresse sul concetto di libertà individuale:  “La mia libertà finisce dove comincia la vostra” (Herbert Spencer, poi Martin Luther King); “La libertà al singolare esiste soltanto nella libertà al plurale” (B. Croce); “Nessuno mi può costringere ad essere felice a modo suo, ma ognuno può ricercare la sua felicità per la via che gli sembra buona, purché non rechi pregiudizio alla libertà degli altri di tendere allo stesso scopo… (E. Kant). L’utilizzo della libertà individuale non dovrebbe mai danneggiare, insomma, anche indirettamente, gli altri.

Alcune opere esposte
 Ora, se prendiamo in esame alcune delle opere esposte alla Mostra “III Contrordine”, non si può negare l’offesa al sentimento religioso. Consideriamo ad esempio quella dal titolo: “Senza titolo con ciotola”. L’autore ha realizzato, con la tecnica della “termoforatura in polistirene”, usata del resto in molte altre opere esposte, una piccola chiesa, con tanto di campanile, dalle misure più o meno di quelle della cuccia di un cane, e che vuole rappresentare proprio una cuccia, dal momento che davanti ha collocato una ciotola per il cibo dei cani. Dunque: la chiesa è un canile e i fedeli sono i cani [all’autore, però, è forse sfuggito un messaggio nel messaggio, un “contro messaggio” involontario, insomma: ma quella ciotola, e ciò che è destinata a contenere, è fonte di vita, è indispensabile alla vita dell’animale, dunque noi saremo pure paragonati a degli animali, ma animali  per i quali è fonte di vita il cibo che la Chiesa offre: la Parola di Dio]. Dovremmo sentirci offesi dal paragone? Certo, molti si sono scandalizzati, ma a me è venuta in mente la frase di Davila (“Per sfidare Dio l’uomo gonfia il proprio vuoto”), e dunque sono passato oltre. E lo stesso pensiero mi ha accompagnato durante la visita alla sala dove era collocata una serie di inginocchiatoi tutti rigorosamente uguali anche negli accessori posti nella parte superiore: dei joystick che, attraverso leve di comando, servono per giocare e divertirsi isolandosi dalla realtà: la preghiera come gioco. Altra opera: un’acquasantiera con sopra una croce dove, al posto di INRI, compare la scritta “Coca Cola”.

  L’opera di Sabatini Odoardi è rivolta contro tutte le religioni, mi è stato detto all’ingresso, però verso quella musulmana il nostro autore è stato prudente: un solo grande “plastico” raffigura al centro la “Kaaba” nera attorniata da una notevole moltitudine di fedeli. Qui il messaggio per me non è chiaro. Molto più chiaro, invece, un altro “plastico” (chiedo scusa se il termine non è appropriato) che raffigura la Piazza della Basilica di San Pietro con al centro una giostra: il centro della cristianità sarebbe un divertimento che fa girar la testa. Dimenticavo di dire che il mosaico quel giorno era perfettamente libero dalle “bagnarole”. Sembra sia intervenuto il responsabile artistico del Museo che, all’oscuro del fatto,  dopo aver ricevuto una lettera di protesta da parte di un cannarese, sia venuto sul posto ed abbia protestato energicamente contro la manomissione (ed aveva ragione: il giorno dell’inaugurazione del Museo c’erano diversi assistenti a impedire ai visitatori che calpestassero il mosaico coi loro piedi. Cosa non si fa, invece, per quest’arte!).

I commenti dei visitatori
 L’Esposizione ha avuto circa quattrocento visitatori, un centinaio dei quali ha firmato il registro delle visite, a volte lasciando un suo commento: i più sono negativi, alcuni positivi. Eccoli: “Un museo straordinario ed una mostra meravigliosa” (illegg., 4 agosto); “Davvero bella” (Mario, illegg., 26 agosto); “Davvero bello trovare a Cannara uno spaccato di storia e di cultura così bello ed efficace. La visione del mosaico (suggestivo ed imponente) è disturbata dall’opera del signor Gino Odoardi, davvero bizzarra la scelta di una collocazione così infelice” (Silvia S., 26 agosto); “Davvero orribile, di pessimo gusto l’accostamento e la sovrapposizione di oggetti inconsistenti ed insignificanti al mosaico di assoluto valore. Le opere di Sabatini banali ed offensive. Da rottamare (illeggibile, 5 settembre); “Trovo assurdo coprire un mosaico di quasi 2000 -duemila!- anni fa con delle opere insulse. Il signor Sabatini non si degna nemmeno di dare un titolo alle sue opere (opere?!?!)” (Carlo, illegg., 5 settembre); “Ma a chi è venuto in mente di coprire un mosaico di quasi 2000 anni con opere tanto banali? (illegg., 5 settembre); “Vorrei sapere il motivo delle bagnarole -ecco l’autrice del termine- sul mosaico. Non si può guardare! “(Paola S., 7 settembre); un visitatore si chiede disperato: “Ma che cos’è?” (illegg., 12 settembre), e un altro fissa il suo commento in un solo aggettivo: “Scandaloso!” (illegg., 12 settembre); ancora: “E’ veramente uno scempio trattare così un mosaico di tale importanza” (A. Rita, illegg., 12 settembre).
 Il vice sindaco di San Prospero, invece:  “I miei complimenti a Giovanna” (12 settembre), ma non si capisce bene se per il Museo o per la Mostra.
 Chiudiamo con il commento di un visitatore che, in dialetto, scrive: “Ma come se fa a buca’ li muri di un museo X fa attacca li quadri!” (Paolo, illegg., 12 settembre).
 Le frasi che si possono leggere nel registro dimostrano che i visitatori per la maggior parte non sono riusciti a comprendere i messaggi di queste opere o li hanno disprezzati. Certo, la scelta di un paese come Cannara per una Mostra di tal genere è stata piuttosto riduttiva: avrebbe forse meritato ben altri luoghi e ben altro pubblico. Ma se lo scopo dell’autore era quello di “scardinare le nostre sicurezze”, considerando i commenti dei visitatori e quelli di alcuni miei concittadini, devo dire che il risultato è stato molto scarso, se non, addirittura, di effetto contrario. Auguro all’autore migliori successi -di sicuro ne avrà già avuti- in altre città (per carità non gli venga in mente di esporre l’opera con la Kaaba in una città islamica!) e ai nostri amministratori un invito: cercate di unire, anziché dividere le persone di Cannara e abbiate più rispetto dei valori della vostra gente.

Ottaviano Turrioni
(vice ministro della Fraternità Ordine Francescano Secolare di Cannara)