Mercoledì 12 settembre Franciscans International (FI) ha organizzato un evento collaterale alla 21° sessione del  Consiglio dei Diritti Umani dal titolo “ Fronteggiare la  povertà e la stigmatizzazione affrontando il problema dell´acqua e dei servizi igienici”. Il panello dei relatori  era costituito da Brian Bond di Edmund Rice International, Sig.Attilio Galimberti un francescano secolare italiano attivo nella tematiche relative al diritto all´acqua, Maike Gorsborth, coordinatrice di Ecumenical Advocacy Alliance (EAA) e Peter Prove, Direttore esecutivo di EEA.

La discussione era incentrata sul rapporto del Relatore Speciale delle Nazioni Unite , sul diritto di accesso all’acqua potabile sicura e ai servizi igienici Catarina de Albuquerque. rapporto pubblicato lo scorso mese di Luglio e  presentato al Consiglio dei Diritti Umani quella stessa mattina. Tema del rapporto è l´impatto della stigmatizzazione sul diritto all´acqua e ai servizi igienici. Come Peter Prove ha affermato, lo stigma e´ una questione centrale  per lo sviluppo e la giustizia perché è  l´ostacolo principale al riconoscimento della dignità umana e al riconoscimento dei diritti umani. La povertà estrema non e´ soltanto il risultato della mancanza di reddito o di risorse ma è una funzione  della discriminazione e della stigmatizzazione; la povertà associata alla identità di  certi gruppi o individui si trasmette da  generazione a generazione.
Mr. Prove ha presentato l’esempio del popolo Dalit. Queste comunità sono sistematicamente escluse da servizi quali l’accesso all’acqua e ai servizi igienici a causa dello stigma ereditato e trasmesso attraverso un orribile ciclo di discriminazione e marginalizzazione. E’ fondamentale per il godimento dei diritti umani che la gente non venga stigmatizzata.
La sua collega Maike Gorsborth, ha parlato della natura dello stigma, riecheggiando la domanda  fondamentale posta dalla relazione di Catarina de Alburquerque  “Cosa e’ lo stigma?” Lo stigma e’ un processo di disumanizzazione della persona, spesso collegato ad un sentimento di ripugnanza. La discriminazione risultante dallo stigma e’ spesso percepita come legittima, addirittura dovuta, perché la stigmatizzazione e’ molto radicata. L’esclusione dall’acqua e dai servizi igienici sulla base della stigmatizzazione e’ moralmente ed eticamente sbagliata, ma per sradicare lo stigma e’ necessario un cambiamento del cuore e della mente sia a livello individuale che collettivo. Le Chiese e tutte le altre  organizzazioni religiose possono giocare un ruolo importante in questo contesto sottolineando la dignità di ogni singolo individuo. Maike Gorsborth ha affermato che “L’esclusione sociale e’ fondamentalmente contraria ai valori religiosi quali ad esempio la giustizia e l’amore”.
Il rapporto del Relatore Speciale cita la  religione come una delle  cause di stigmatizzazione – una realtà che noi organizzazioni religiose dobbiamo accettare. In alcune tradizioni religiose sussistono molti atteggiamenti culturali negativi nei confronti delle mestruazioni che vengono associate alla sporcizia e all’impurità . Per questa ragione e’ consentito impedire a donne e ragazze l’accesso alle  sorgenti di acqua comunitarie . Affrontare la questione dell’acqua potabile e dei servizi igienici senza affrontare il problema della stigmatizzazione non può portare ad alcun risultato positivo  Occorre pertanto che ci sia maggior collaborazione tra i rappresentanti della società civile che lavorano sulle questioni relative all’ acqua e servizi igienici e quelli che si occupano dello stigma 
Infine, Attilio Galimberti ha parlato della situazione attuale del diritto all’acqua e ai servizi igienici in Italia. Fornendo una panoramica dettagliata delle basi giuridiche secondo le quali  il diritto all’acqua e’ un diritto protetto, egli  ha analizzato le carenze legislative e politiche in quest’area  e gli sforzi  delle varie campagne e dei gruppi della società civile tesi a promuovere il diritto all’acqua e ad impedire la sua  privatizzazione. In Italia molti gruppi non hanno  accesso all’acqua e ai servizi igienici, e tra essi  le comunità nomadi quali i Rom, gli immigrati e i lavoratori stagionali. Attilio Galimberti ha poi affermato che in determinate regioni del paese vengono deliberatamente attuate  politiche volte ad  impedire che le comunità Rom  possano avere accesso  all’acqua potabile.
Maike  Gorsborth ha concluso l’incontro con una preoccupante riflessione che  sottolineava l’urgenza di questo tema questione. Il conflitto per l’acqua – sia a livello locale che internazionale – esiste già. Quale sarà il significato dell’esclusione sociale nel contesto di questo conflitto? Coloro che già soffrono per la emarginazione nei riguardi dell’accesso all’acqua saranno ulteriormente emarginati se le esistenti strutture di potere si dedicheranno alla competizione per il dominio dell’acqua.   Questo  può solo significare un deterioramento della situazione dei gruppi stigmatizzati che troveranno ulteriori e maggiori ostacoli all’accesso, risorsa essenziale per la vita.