Carissimi, oggi in Assemblea ho visto molti di voi piangere insieme a me quando ho letto la lettera di Antonio Maria Ciri. Questa sera, tornato a casa, ho letto la mail che ci ha scritto Daniele Ciri proprio oggi, mentre eravamo in riunione e, autorizzato da lui, desidero pubblicarla per rendervi partecipi dell’affetto profondo che ci lega ai figli di Maria. In questi giorni trascorsi insieme nei momenti delle visite in ospedale, loro mi hanno fatto sentire un amore che solo tra fratelli ci può essere. Io li voglio ringraziare con tutto il cuore perchè, ogni giorno, hanno sacrificato un po del prezioso tempo che l’ospedale concede per la visita alla mamma (appena 30 minuti) per permettere anche a me di stare qualche minuto con lei. Ho imparato ad amare la pacatezza di Antonio, la sensibilità di Filippo e la serena compostezza di Daniele. Ecco la sua lettera per noi:

 

Vi scrivo, con l’impulso della commozione, per dirvi prima di tutto grazie. Sì, per tutto quello che fate. Per la vicinanza che dimostrate. Per le preghiere che affidate al cielo, anche quando hanno il compito di sostituire le mie. E’ dal giorno dell’incidente che non riesco a pregare. Ho sempre avuto un rapporto difficile con la fede, ma non con la speranza nella fede. Mamma lo sapeva bene, tante volte ne abbiamo parlato. Rimango avvolto da una sospensione, dove l’unica cosa che mi guida sono i suoi occhi e a questo non riesco a dare il seguito di un pensiero. Di una parola. Di una preghiera. E’ sofferenza, non rinuncia. Ancora grazie, soprattutto per tutto quello che riuscite a raccontarmi, senza saperlo, di mia madre. Della sua passione, del suo coraggio, della sua forza. Del suo sorriso. Della sua bellezza, che mi manca tanto. Nella sofferenza si scopre la dignità umana. Nella sofferenza cresce l’istinto della solidarietà. Nella sofferenza vive, profonda, l’amicizia. E io, vi chiamo amici. Un abbraccio. Daniele Ciri